Giocare un titolo d'avventura oggigiorno è diventato una rarità e se poi te ne capita uno come questo gioiello di Namco Bandai e Ninja Theory, non si può fare altro che tesserne le lodi.
Qualcuno (?) si chiederà perché ho aspettato così tanto per giocare l'avventura lontanamente ispirata al romanzo cinese "Il Viaggio In Occidente" (c'è la scimmia, c'è la nuvola, c'è il bastone allungabile, c'è un compagno maiale, il sottotitolo simile), essendo un gioco dell'ottobre del 2010. È stato uno dei primi titoli (il primo backup) PS3 che ho provato ma sul più bello il mio gioiellino si è rotto e l'ho dovuta mandare in assistenza, perdendo il salvataggio. Non appena la PS3 è tornata da paparino, non mi andava di ricominciare daccapo e così ho rimandato fino a quando non l'ho trovato a due soldi.
Enslaved ha tutto quello che chiedo in questo genere. Arrampicate ben realizzate, come il miglior Prince of Persia o Assassin's Creed, anche se forse trovare la via giusta è un po' troppo semplice. Puzzle, anch'essi un po' troppo semplici. Avventura mischiata a fantascienza (anche se il tema post apocalittico ha rotto). Linearità quasi massima. Longevità giusta.
Inoltre ha una bella grafica con ambienti incantevoli, una giocabilità fluida sia nei movimenti che nei combattimenti, con le combo facilmente realizzabili anche per un principiante. Il doppiaggio e le musiche sono niente male anche se purtroppo i dialoghi si sono rilevati spesso troppo bassi, coperti da musica ed effetti audio, tanto da costringere il giocatore ad usare i sottotitoli.
La collaborazione col secondo personaggio, Trip, mi ha ricordato un po' PoP (del 2008), lì c'era Elika per la quale ho solo un ricordo di antipatia. Invece la schiavista non mi ha dato particolarmente fastidio, anzi, arrivati nel suo villaggio mi sono quasi divertito nell'alzare e abbassare i ponti. Questo non toglie che immedesimato in Monkey, l'avrei voluta ammazzare anche io all'inizio.
Il vero difetto l'ho trovato nella trama. Una volta che Monkey ha Attenzione Spoiler: preso a cuore Trip non c'è più bisogno renderlo schiavo, eppure la forzatura rimane pur di mantenere fino alla fine questo aspetto inalterato, ovvero che non ci si può allontanare dalla bella rossa più di una certa distanza, altrimenti si muore e si perde.
Il finale invece mi è piaciuto anche se l'ho trovato un pizzico confusionario.
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