Grounded - Part Three
Storia: J. Michael Straczynski
Matite: Eddy Barrows
Chine: J.P. Mayer
Copertina: John Cassaday e David Baron
Grounded arriva alla terza parte, sempre con bei dialoghi e vicende raccontate veramente bene.
Purtroppo però come al solito ci sono cose qua e là che fanno storcere il naso come ad esempio un Superman sempre disponibile a una scazzottata gratuita ma che si dimentica dei danni che reca durante essa. Dai, non hai Doomsday di fronte, usa un attimo la tua superintelligenza ed evita certi disagi urbani. Come ho detto in passato, mi manca l'Uomo d'Acciaio degli anni 90, quello che si preoccupava prima dei passanti e poi di tutto il resto (anche se pure quello non mancava a distruggere l'ambiente circostante).
Altra cosa, JMS pare dimenticarsi completamente di Clark Kent, la connessione tra il protagonista e gli umani. Che senso ha il discorso di Dick, seppure bellissimo, riguardo il varcare la soglia per sempre? Ci sono sempre le doppie identità per farti tornare indietro.
Passando ai disegni ma continuando a parlare del discorso di Dick, ho trovato davvero ben fatta la tavola in cui l'Azzurrone si dissolve all'orizzonte, un perfetto mix con le didascalie che riportavano le parole del nuovo Batman.
Ma quella tavola è solo il top, tutto l'albo è disegnato in modo ottimo.
Invece una cosa che non mi ha fatto semplicemente storcere il naso ma che boccio proprio è stata la funzione del cristallo che mi ha ricordato quella orribile che ha la kryptonite nel telefilm Smallville.
Magari è solo un richiamo alle storie Silver Age dell'Uomo d'Acciaio, in cui i kryptoniani della Zona Fantasma in qualche modo grazie al cristallo controllavano le persone... Ma per ora mi ricorda più il bruttissimo telefilm.
Ciliegina sulla torta: il finale, con ancora una volta la domanda se Superman faccia più male che bene al mondo. E bastaaaa... Che palle!
Nessun commento:
Posta un commento