sabato 23 marzo 2019

Nathan Never n. 332 Etherea

Oggi un "sabato italiano" serale perché non ho fatto in tempo ad uscire prima. Non mi piace ma devo fare un'eccezione, mi leggerete domani dato che ormai molti di voi staranno facendo bisboccia (io ho cominciato alle 18).

Non sono un lettore di questa serie Bonelli, nonostante sia un amante della fantascienza ma Fabrizio di Cent'anni di Nerditudine mi ha incuriosito perché stavolta Natale Mai è protagonista di una space opera, il mio genere preferito in assoluto!
Per la sinossi consiglio di cliccare sul link, Fabrizio la riporta in modo perfetto.

Il mio primo approccio col personaggio non è dei migliori.
L'inizio è pesantissimo, con la presentazione dei personaggi. La situazione non cambia per tutta la prima metà del volume, tra i test sperimentali dell'astronave, pieni di nozioni scientifiche noiose e citazioni letterarie (Leopardi non lo sopporto ma soprattutto non lo capisco, reputo più semplice leggere Lobo nel suo ostico slang americano), fatta eccezione per la storia amorosa (sessuale) del protagonista, nonostante sia scontata fin dal primo scambio di sguardi.
La situazione migliora nella seconda metà, quando l'azione entra nel vivo, con le morti a catena che ripropongo il classico stile giallo della mitica Agatha Christie.
Questo non basta a salvare il fumetto, che ha una trama telefonata. Sicuramente una cosa voluta, altrimenti non sarebbe iniziato con una scena nel presente, che lascia presagire le dinamiche dell'insuccesso della missione, per poi tornare indietro nel tempo. Almeno lo spero, perché è un giallo venuto fuori davvero male.
Il classico tema fantascientifico Attenzione Spoiler: dell'uomo contro l'intelligenza artificiale non viene proposto nel migliore dei modi.
Fabrizio, vuoi per la sua passione per il Giacomone italiano, ha saputo vendere benissimo un prodotto al quale non avrei mai dato una possibilità. Lo assumerei per le public relation della Bonelli!

Chiudo con una particolare scena che mi ha fatto storcere il naso, più di tante altre, ovvero il rilasciare nel vuoto dello spazio un cadavere. Va bene quando si viaggia veramente nello spazio profondo, per anni ma per una missione di un breve periodo che senso ha? Dato che non usano manco propulsori quantici o quel che è. Insomma, con tutta la velocità che vuoi, non arrivano manco oltre l'orbita di Marte:

18 commenti:

  1. Ema, "in sabato italiano" devi mettere cose più mainstream :D.
    L'ultima vignetta mi ha ricordato la morte di Convoy-Ultra Magnus (uno dei miei personaggi preferiti di tutta la saga millenaria dei Transformers), buttano fuori il cadavere così, in una bara spaziale con una croce da cristiano :D
    Hai ragione, Fabrizio vende bene qualsiasi cosa...sui film però non ci casco, anche perché la sua dolce metà gli abbassa subito i voti!!! :D

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    1. Farei più click ma la rubrica è nata più per i fumetti che per il resto.
      È una usanza funebre molto usata nella space opera. Qui hanno voluto usarla ma non ce ne era bisogno 👎🏻
      Ahah è signora Nerditudine solo di cognome acquisito 😝

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  2. E sì, sui film siamo più cattivi :D Anche perché un regista americano è difficile che ci venga a picchiare, mentre Giorgio Salati (autore di Etherea) era anche al Cartoomics :D A parte gli scherzi, a me è piaciuto come albo, sia come storia sia per i disegni

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    1. Poi dopo non vi rilasciano più le interviste 😝
      Probabilmente hai alzato le mie aspettative 😉
      I disegni sono piaciuti anche a me, mi sono dimenticato di parlarne 😆

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  3. Non ho mai amato la fantascema ma ho sempre avuto rispetto per Never, Legs Weaver e il loro mondo, che molto doveva anche ai classici giapponesi.
    Però, ecco, non lo frequento.
    Insomma un albo verboso e pure sciapo, nah XD

    Moz-

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    1. Poi se non erro solitamente hanno trame più poliziesche/d'azione, anche se sono nel futuro.
      Una storia che non rileggerei. Potevano fare di meglio!

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    2. Sì, solitamente è così... qualcosina ho letto^^

      Moz-

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    3. Ecco. Pensa che lo avevo dedotto dalle copertine, dall'agenzia per la quale lavora e da un numero di Legs che ho sfogliato tanti anni fa.

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  4. La serie di Nathan Never in effetti era nata all' inizio su ispirazioni manga ( era l'epoca dei primi "Akira" e " Mangazine" tradotti nel nostro paese. Poi però la tradizionale preferenza bonelliana per il poliziesco prese il sopravvento.

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    1. Ho capito. Tu e Moz mi avete detto una cosa del tutto nuova e che non avevo mai notato, neanche dalle copertine.

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  5. Ho accolto con entusiasmo la nascita di Nathan Never (nel '91 o giù di lì), ed era chiaro che la sua formula era il citazionismo spinto: prendere film o storie famose e riraccontarle con Nathan dentro. All'epoca io e i miei amici impazzivamo per questo stile: le prime storie vedevano remake di "Aliens", "Mad Max", "Enter the Dragon", che vuoi di più? Poi però tanti iniziarono a lamentarsi e io poi mi sono stufato dello stile Bonelli: noto che tanti anni dopo siamo ancora al citazionismo i chiave Bonelli. Boh, se continuano evidentemente piace, ma davvero ogni mio tentativo in questi anni di tornare dal Musone mi è stato spazzato via già alla prima vignetta...

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    1. Anche il citazioniamo spinto degli inizi lo ignoravo del tutto.
      Anche a me oggi ha stancato e questa è una storia in chiave Bonelli al 100%, non solo per il citazioniamo.

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  6. Per curiosità, ma quanti fumetti compri attualmente?

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    1. A parte la DC, di cui prendo parecchie serie (circa 10-15, ho perso il conto), tutto il resto sono fumetti occasionali, come questo (che mi faccio "prestare") 😉

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    2. In pratica sei un Dc Zombie. :-P
      Venivano chiamati così tutti coloro che compravano a scatola chiusa quasi tutte le serie pubblicate di una casa editrice ( io facevo lo stesso con quelle Marvel ).

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    3. Fino al 2011 (anno del reboot) lo ero davvero, ordinavo tutto a scatola chiusa e continuavo ogni personaggio che mi piaceva, anche se storie e/o disegni facevano schifo.
      Oggi sono molto selettivo, a parte Superman, taglio una serie senza problemi se non mi entusiasma.
      Di Marvel Zombies mi pare ci fosse un fumetto ma non credo parlasse dei lettori 😝

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  7. Ho comprato Nathan Never dal primo numero fino almeno al 200 o qualcosa di più. I soliti motivi logistici (spazio e tempo) e anche un po' di stanca sopravvenuta, ho - all'inizio con un certo malincuore - abbandonato l'acquisto che ha coinciso con la mia definitiva cessazione come "vecchia cariatide dei fumetti (Bonelli, in particolare)". Avevo abbandonato poco prima anche il mio preferito eroe bonelliano, ex-aequo con Mister No, che seguivo sempre dal numero 1: Martin Mystere.
    Oggi spilucco ogni tanto in edicola.
    Non conosco la pubblicazione di cui parli, quindi non posso esprimermi nello specifico, però posso dirti che Nathan Never da principio era nato con tutte le buone intenzioni. L'ispirazione era più verso Blade Runner, che Akira. Siamo più vicini a Ghost in The Shell, cui si rifa sicuramente nel disegno di Legs Weaver. Nasce come un hard-boiled in salsa fantascientifica nel consueto contesto marcio e decadente, di una società caratterizzata da forti differenze di classe ed economiche; insomma, un "classico" per chi ama questo genere;la "solita solfa" per chi non lo ama.
    Con il passare degli anni, evidentemente a corto di idee - come già successo con Martin Mystere - inizia il "citazionismo" descritto da altri.
    La psicologia del personaggio e la sua storia sono ben tratteggiate sopratutto all'inizio. Chiaro che andando più avanti diventi un "mischione".
    In ogni caso, all'inizio Nathan aveva un'identità precisa, intrigante, riconducibile ai detective ai quali sono capitate tutte le sfighe di questo e di un altro mondo come nella tradizione "hard-boiled" americano. E' un prodotto decisamente occidentale, che con i manga giapponesi ha solo qualche punto di contatto a mio avviso alquanto ruffiana per attirare esattamente quel tipo di lettore. Chi si è espresso diversamente ha probabilmente iniziato a leggere a serie ben avviata o solo occasionalmente.
    Mi hai fatto venire voglia di andare in edicola e ritornare a leggere almeno qualche altra storia.

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    1. È sempre brutto tagliare una serie, sia per calo di qualità, sia per perdita di interesse e sia per economia!
      A me le serie futuristiche piacciono ma questa l'ho scoperta troppo tardi (fine anno 90) e se non partivo da 1, anche senza continuity, mi sentivo male. Però preferisco la space opera, come la sfortunata serie di Serra, sempre Bonelli, Gregory Hunter.
      Coi manga e l'oriente c'entra poco anche ora, almeno da questo unico numero che ho letto.
      Sono lieto di averti invogliato, è sempre un bene tornare a leggere fumetti! Magari aiutati con le recensioni, così vai sul sicuro 😉

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