martedì 21 giugno 2022

Bangla (film e prima stagione)


Pur avendo vari abbonamenti streaming, spesso mi trovo a preferire e a incastrarmi con prodotti gratuiti. Mediatest e RAI sono quelli che spulcio di più.
E questo è il caso, quando ad aprile mi è capitata tra le serie consigliate sull'app RaiPlay, il banner ha catturato la mia attenzione, ho scoperto che è il seguito di un film e dato che anch'esso è presente nel catalogo, nella tarda mattinata domenicale del 24 aprile me lo sono sparato.

Phaim è un giovane musulmano di origini bengalesi nato in Italia. Vive con la famiglia a Roma, a Torpignattara, quartiere romano multietnico, lavora in un museo e suona in un gruppo. Ad un concerto incontra Asia e scatta l'attrazione.

Il giorno dopo ho subito iniziato la serie, che conta solo 8 episodi da 25-28 minuti ciascuno, concludendola il giorno seguente.

Roma, giorni nostri. Phaim e Asia sono due mondi lontani e, a prima vista, incompatibili. Musulmano e radicato nelle tradizioni familiari bengalesi lui, atea e figlia di genitori separati lei. Eppure, nonostante tutto, si amano. La serie è tratta dall'omonimo film "Bangla", di cui prosegue le vicende.

Phaim Bhuiyan scrive, dirige e interpreta sia il film che la serie, che come argomento principalmente hanno la differenza culturale tra l'emancipata Asia che l'ha già data a destra e manca e il bangla, religioso praticante, che vorrebbe arrivare vergine al matrimonio. Ma questa è solo la punta dell'iceberg, poco a poco emergono altre differenze culturali che mettono i bastoni tra le ruote alla loro storia d'amore.


Ma proprio perché fatta da un italiano di origini bengalesi, non c'è alcun fine politicamente corretto e buonismo, 'ste zozzate le fanno solo i bianchi, ipocriti che vogliono sensibilizzare ma che invece fanno solo incazzare di più. Nessun messaggio nell'intento di sensibilizzare verso gli immigrati o chi ha un colore diverso, c'è solo un episodio che affronta il razzismo e lo fa in modo toccante, un piccolo dramma che avvicina padre e figlio, valorizzando il primo che fino a quel momento era stato una macchietta.
Non ho capito perché si definisce "50% bangla e 50% torpigna" perché i genitori sono entrambi bengalesi... quindi è 100% di origini bengalesi, italiano perché nato e cresciuto qui.


Esclusi gli adulti immigrati, i giovani personaggi bengalesi sono tutti di seconda generazione e quindi parlano tutti italiano, romanesco per la maggiore. Purtroppo noi romani abbiamo il difetto di mangiarci le parole, spesso non scandiamo e non fanno eccezione gran parte degli attori che spesso si fa fatica a capirli, anche se sei romano come loro (e purtroppo mancano i sottotitoli). Oltre a questo, quasi nessuno eccelle nella recitazione, sia i comprimari che il protagonista. Si salvano il bravissimo Pietro Sermonti (Boris); la brava Carlotta Antonelli (Suburra) e i bravini Simone Liberati (l'amico spacciatore) e Raja Sethi (che dovrebbe essere l'imam ma a me sembra più un santone indiano).


Il punto forte sono le vicende di tutti i personaggi. In questo il giovane romano non ha nulla da invidiare a tanti sceneggiatori di commedie americane, riesce a coinvolgerti e a farti incollare allo schermo, nonostante i molti difetti.

Tra il film e la serie sono passati 3 anni, non so se per colpa della pandemenza o perché l'OK è arrivato dopo, ma la cosa si vede, soprattutto su due personaggi che nel frattempo hanno lievitato, ovvero la sorella del protagonista e uno degli amici bengalesi che fanno parte della band. Sarà stata colpa della quarantena che ci hanno imposto a marzo e aprile 2020?


Tra i tanti pregi e i pochi difetti, il film e la serie Bangla sono "Ema-approved", li consiglio a tutti ma soprattutto a chi ama la commedia, le serie con adolescenti o post adolescenti, ancora di più se avete voglia di qualcosa italiana ma con un pizzico di originalità.

2 commenti:

  1. Vidi il film tempo fa, non sapevo manco della serie, che comunque difficilmente vedrò, non adesso almeno.

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    1. Lo capisco perché non è manco lontanamente il tuo genere. Ora cerco sul tuo blog se ne hai parlato 😉

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