Ultimo aftermath a Reborn e decisamente il più bello. Dopo la delusione dello scorso numero, il nuovo autore, Bunn, si riprende alla grande con un genere di storia che è tra le mie preferite: lo scontro tra due Superman. Mi ha sempre affascinato la lotta tra l'Azzurrone ed un suo doppelganger, fin dalla prima volte che vidi la copertina di Superman (vol 1) #242 in una cover gallery della Play Press.
La parte bella dell'albo però non è la scazzottata ma il dialogo tra la Trinità all'interno della Fortezza. L'Uomo d'Acciaio sente scivolare via le sue memorie, probabilmente quelle pre-Reborn. Nei suoi sogni si sente ancora la metà pre-Flashpoint ma per quanto ancora?
Un'altra cosa che ho molto apprezzato nel sogno è che nel suo subconscio sono presenti quasi tutte le versioni di lui. Che la sua mente, indebolita dal misterioso nemico che scopriremo alla fine di Rebirth, stia cercando di tornare quella potente che dovrebbe essere? Quella del supereroe più forte di tutti, tanto forte da contrastare il maga cattivo. Incrocio le dita perché non mi piace pensare di Superman come di uno qualsiasi, contro il quale chiunque può rimodellare sempre la sua storia.
Lupacchino non al meglio, fa sempre delle donne fantastiche ma quando si tratta degli uomini, non ne esce bene. Inoltre ha disegnato uno dei più brutti globi del Daily Planet della storia.
Su Super Sons #3 si arriva al momento in cui era iniziato il primo numero, prima che partisse il flashback con "due giorni prima", con Superboy e Robin in un bosco che fuggivano da un gruppo di robot dalle loro sembianze e tutto è più chiaro.
I battibecchi tra i due protagonisti continuano ad essere il punto forte della serie. Sono troppo divertenti.
Jorge Jimenez a tratti lo sopporto e a tratti lo odio.
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